Oggi facciamo un viaggio affascinante attraverso le magie e misteri della città eterna.
Buona lettura
A passeggio con Virgilio (I parte)
Il <savio gentil che tutto seppe>
Autore enciclopedico, <tanto profondo nella scienza quanto ameno di ingegno>>. Così lo celebra Macrobio (1) nel V secolo. Per Dante, otto secoli più tardi, è il <savio gentil che tutto seppe>>, il <<mar di tutto senno>>. Maestro sommo d’ogni sapere, Virgilio conosce nel medioevo una fortuna straordinaria. Al punto da accrescere la gloria già acquisita nel miglior tempo della Roma di Augusto. L’autore dell’Eneide, tra gli scrittori dell’antichità, è sena dubbio il più letto. E l’intera società medievale gli consacra una sorta di culto particolare, che fa germinare la leggenda del suo ineguagliato e più umano sapere.
Quando Dante lo sceglie a guida nella prima parte del suo viaggio meraviglioso, Virgilio è ancora il poeta sapiente che aveva cantato le origini della città eterna e celebrato quell’Enea che la provvidenza aveva eletto a padre dell’impero. Ben presto però, con un’inversione di segno abbastanza frequente nell’atmosfera fantastica del medioevo, al poeta vengono attribuiti poteri prodigiosi che lo trasformarono in negromante.
E dalla figura del poeta versato in astrologia, matematica, medicina, nasce il mito di Virgilio mago. Del resto, qualunque scienza che eccedesse allora i termini della più comune cultura veniva considerata magia. E maghi furono ritenuti un Gerberto*, un Ruggero Bacone(2) o un Alberto Magno*.
Se la reputazione di onniscienza che circondava il poeta dava luogo ad opinioni di magia, anche quanto della sua dottrina si leggera negli scrittori antichi predisponeva verso questa credenza. Il VI canto dell’Eneide, dove si descrive la discesa di Enea negli inferi, contribuisce ad accreditare ancora di più la <voce> di un Virgilio mago che può giovarsi a suo piacimento delle forze dell’Averno.
Straordinariamente lungo è perciò l’elenco delle meraviglie che nel medioevo vengono attribuite al poeta: Molte leggende fioriscono a Napoli, la città in cui la tradizione popolare, d’accordo con quella letteraria, colloca il sepolcro di Virgilio. Tra i miracoli partenopei dell’autore dell’Eneide possiamo ricordare: un cavallo di bronzo che ha la capacità di preservare i cavalli in carne ed ossa dal fiaccarsi la groppo; una porta detta Ferrea, dietro la quale Virgilio rinchiude tutti i serpenti, copiosissimi da quelle parti; un macello in cui la carne si conserva fresca per sei settimane; un guerriero di bronzo con l’arco teso che frena le eruzioni del Vesuvio; e ancora, le stesse ossa di Virgilio custodite nel Castel dell’Ovo che, se esposte all’aria, riescono a far turbare il cielo, sconvolgere il mare e provocare un’improvvisa tempesta.
Ma se Napoli si presenta come un gran focolaio di leggende virgiliane, il poeta esercita ovviamente le sue arti magiche anche a Roma, la città celebrata nell’immortale Eneide.
La ragnatela dei prodigi stroboscopici operati da Virgilio mago si allarga sull’intero territorio dell’Urbe: una ragnatela intessuta di miti, leggende, storie affascinanti tramandati dalla memoria collettiva.
(1)Ambrogio Teodosio Macrobio è stato un filosofo, scrittore e funzionario romano. Studioso anche di astronomia.
(2)Ruggero Bacone noto con l'appellativo latino di Doctor Mirabilis è stato un filosofo, scienziato, teologo ed alchimista inglese.*Per quanto concerne Gerberto e Alberto Magno, non avendo fonti sicure, sono state omesse informazioni.
(Fonte per il racconto, libro di mia proprietà: Roma magica e misteriosa – Newton Compton Editori)
(Fonte delle note: Wikipedia)
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