giovedì 24 febbraio 2011

Gioachino Belli




Il poeta Giuseppe Francesco Antonio Maria Gioachino Raimondo Belli (Roma, 7 settembre 1791Roma, 21 dicembre 1863), nei suoi 2200 sonetti in vernacolo romanesco raccolse la voce del popolo della Roma del XIX secolo.
Aveva disposto nel testamento che tutte le sue opere venissero bruciate, ma il figlio decise di non rispettare la volontà paterna, consentendo così che fossero conosciute.
Non credo ci sia bisogno di spendere altre parole se non un sincero ringraziamento al figlio che ci ha permesso di leggere questi magnifici sonetti che seppur scritti in tempi “antichi”, parlano ancora sagge parole.
Tra i 2200 ne ho scelto uno. Buona lettura.


(Dialetto romanesco)
«La creazzione der monno
L'anno che Gesucristo impastò er monno,
Ché pe impastallo già c'era la pasta,
Verde lo vorze fà, grosso e ritonno,
All'uso d'un cocommero de tasta.

Fece un zole, una luna e un mappamonno,
Ma de le stelle poi dì una catasta:
Su ucelli, bestie immezzo, e pesci in fonno:
Piantò le piante, e doppo disse: "Abbasta".

Me scordavo de dì che creò l'omo,
E coll'omo la donna, Adamo e Eva;
E je proibbì de nun toccaje un pomo.

Ma appena che a maggnà l'ebbe viduti,
Strillò per dio con quanta voce aveva:
"Ommini da vienì, sete futtuti" »

 
(Italiano)« La creazione del mondo
L'anno che Gesù Cristo impastò il mondo,
Poiché per impastarlo già c'era a disposizione la pasta,
Lo volle fare di colore verde, grosso e rotondo,
Come se fosse un cocomero con il tassello.

Fece un sole, una luna e un globo terracqueo,
Di stelle puoi dire pure che ne fece un mucchio:
In cielo mise gli uccelli, gli animali in mezzo e i pesci in fondo:
Piantò le piante e poi disse: "Adesso basta".

Mi scordavo di dire che creò l'uomo,
E insieme all'uomo la donna, Adamo e Eva;
E proibì loro di toccare un suo frutto.
Ma non appena li vide che lo stavano mangiando,
Strillò, per Dio, con tutta la voce che aveva:
"Uomini che dovete ancora nascere, siete fregati" »

(Giuseppe Gioacchino Belli, sonetto n. 165, La creazzione der monno)

(Fonte Wikipedia)

2 commenti:

  1. ...mi fai ricordare tempi bellissimi quando a Roma ci vivevo intere settimane per passare i miei esami di Abilitazione (3) e Concorso a Cattedra!...il sangue nelle vene me lo sentivo frizzante e qualsiasi angolo caratteristico dell'Urbe mi incantava!...Ciao "Romanaccia", da un siciliano molto "Mafioso"...un caro abbraccio! Sal

    RispondiElimina
  2. Ciao molto "Maf" ho baciato Roma per te, un grande abbraccio! minu

    RispondiElimina